domenica 24 febbraio 2013

IN RICORDO DI SIMONE

.. e tutto il resto è strada. Strade e ricordo.

Simone Grassi, Sigi per il mondo dei bloggers, se ne è andato, portato via da una malattia di quelle che non perdonano. Aveva 39 anni ed era stato un ottimo maratoneta. Due le maratone vinte, seppur minori: le maratone del Connemara 2008 e 2009, in Irlanda, in 2:40 circa. Nel 2010 aveva anche corso il Passatore: 12° assoluto in 8:12. Mica male, insomma. Io l'avevo conosciuto come blogger diversi anni fa e anche leggendo i suoi post, ascoltando i suoi racconti di corsa, era venuta anche a me la voglia di farlo, cosa che si è pian piano sviluppata, trasformandosi anche in questo blog. E' difficile, quasi impossibile, non cadere nella retorica in certi momenti, soprattutto se ci si espone in pubblico. Come nella canzone di Guccini, 'voglio però ricordarti com'eri'. Per questo lascio a voi (e a me) il bel ricordo di questa lettera che Simone, già malato, aveva pubblicato un paio d'anni fa sul sito Podisti.net. Parla di corsa, anzi no, di vita.
Ciao Sigi. Esco a correre sotto la neve. Anche se il piede mi fa male. Ti sia lieve la terra.


Perchè corriamo? Ora lo so!
(di Simone Grassi)

Ero un felice podista, contento di faticare per le strade, avendo iniziato come tutti per stare in forma e poi preso dalla passione per questo sport e anche dalle amicizie che si erano create dal nulla. In sei anni circa di podismo avevo preso coscienza di avere ricevuto molto dal podismo e da chi ci sta dentro e attorno, mischiando periodi di puro godimento della pratica sportiva a periodi in cui anche un po’ di sano agonismo mi aveva spinto a cercare di andare più forte o più lontano.



Continuavo a non avere una risposta sul perché correvo, di certo la forma fisica e delle belle giornate in compagnia erano già di per sé più che sufficienti.

E così fra una garetta, una maratona e qualche ultra, ero arrivato a correre fino alla piazza di Faenza. Era fine Maggio del 2010, quando un ragazzo in canotta e pantaloncini entrava nella piazza di Faenza stanco ma sorridente, e tagliava un bel traguardo. Tanta soddisfazione, tanti amici, momenti molto belli. La gara aveva preso senso proprio correndola, il sudore lasciato sotto al sole in Toscana, i dubbi sul poter finire una volta arrivato in cima alla Colla, la forza di volontà unita alla spensieratezza di essere lì grazie ad una passione a cui nessuno mi obbligava a partecipare. Tagliando il traguardo e nei giorni seguenti, tutto prendeva più senso, e la soddisfazione diventava più consistente e chiara. Mancava ancora un buco, nella fatidica domanda, perché, ma non c’era fretta di rispondere, la sensazione era che, qualunque fosse il perché vero, ci fosse e avesse senso.

E’ febbraio 2011, quando un ragazzo con collare, bastone e “bello imbottito” visto che fa freddo, attraversa, con tre amici, quella piazza di Faenza, passo lento, non è abituato ad usare il bastone, e poi non ha voglia di tossire troppo, cosa che gli capita se cammina troppo in fretta.

Si avvicina lento, al centro della piazza, stavolta in direzione opposta, andando verso quello che era il traguardo di Maggio dal centro della piazza. Percepisce l’ironia della sorte, pochi mesi prima era arrivato lì a piedi da Firenze, ora arranca e si stanca solo per attraversare la piazza, facendo fatica a stare dietro ai suoi amici che camminano.

Un sorriso viene spontaneo, né ironico né amaro, solo un sorriso, mi auguro lo stesso che ebbe a Maggio entrando in piazza nell’altra direzione.

Nel mezzo era cambiato tutto e non era cambiato nulla, qualche fastidio a settembre, una diagnosi pesante a ottobre, il colpo tosto di svegliarsi malato e contro un avversario che viaggia spedito. Il tempo di smaltire il colpo mentre si iniziano le cure, otto cicli di chemioterapia e qualche seduta di radiazioni, per aiutare, anche se bombardandoli, quei polmoni e vertebre che tanto bene avevano fatto il loro dovere negli anni precedenti.

Insomma, un bel po’ di notizie negative, ma in quel camminare lento nella piazza, aiutato dal bastone e bloccato da un collare, anche una nuova consapevolezza, sapevo che correre aveva un senso, e non solo per stare in forma. Ebbene sì, avevo maturato una nuova consapevolezza, prima presente ma non chiara, ma ora più nitida, i mesi di battaglia contro un ostacolo nuovo ed inaspettato, li avevo affrontati con la stessa forza di volontà del podista che corre da stanco, con la stessa dedizione di chi prepara una gara lunga con tanti allenamenti sotto la pioggia, al caldo, al freddo, quando stare sul divano sarebbe stato tanto più facile, ma in qualche modo sbagliato. Sapendo che non ci saranno né premi né gloria, lo si fa e basta. Ed infine con lo stesso sorriso sulle labbra di chi sa che chi ci sta attorno non se ne frega, ci applaude se arriviamo primi o ultimi, ci urla di non mollare perché tutti dobbiamo arrivare in fondo, e poco importa quanto ci metteremo.

Insomma, ora che sono a riposo forzato dal correre, ho capito fino in fondo perché correvo, non lo sapevo ma mi stavo preparando a questo nuovo ostacolo, a questa nuova gara. Prima o poi lo dirò agli oncologi, sentire il fisico sconvolto da 90km (ma anche meno possono bastare) di corsa ininterrotti, sono il modo migliore che conosco per essere pronti per stare a testa alta anche vomitando in un secchio mentre qualche osso ci fa male anche solo a spostarci di 10cm.

Morale della favola, podisti correte, siamo dei privilegiati, ci alleniamo per la sfida più ardua, e lo facciamo divertendoci e stando fra amici, che vogliamo di più?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni commento è superfluo.
Grazie Ivano per qs messaggio x tutti.
Anche per me.
Samu

Anonimo ha detto...

sono claudio rossi, non conosco Sigi ma mi sono commosso leggendo la sua storia, forse perchè siamo coetanei e abbiamo lo stesso modo di vivere la corsa... riposa in pace amico podista

Anonimo ha detto...

Senza parole...
Bravo Ivano.
Mirco

Unknown ha detto...

Grazie Ivano

Anonimo ha detto...

Amico mi hai fatto capire che ci alleniamo alla sofferenza, la corsa è solo il mezzo ,per prepararci alle dure prove della vita.

Anonimo ha detto...

Non esistono tabelle e ripetute allenanti per la corsa della vita...esistono persone eccezionali che fino in fondo combattono con sacrificio e voglia di vincere per il bene più prezioso che abbiamo la vita! Grazie Sigi per averlo insegnato e a te Ivano per averlo puntualmente raccontato.... Alberto Trb

Massimo Zambelli ha detto...

Ho letto con attenzione e commozione, un abbraccio a tutti coloro che hanno voluto bene a Sigi, un grazie ad Ivano per queste intense righe

Paolina54 ha detto...

FANTASTICO SIGI..e un immenso grazie a te Ivano che ci hai regalato le sue parole..commoventi!
Paolina54

Anonimo ha detto...

Ciao Ivano e ciao a tutti, sono Clara Braga,ti voglio ringraziare per la lettera e farti sapere che condivido ogni singola parola,anche se non ho mai corso il Passatore e i miei tempi non erano così brillanti.Non conoscevo Sigi ma provo ugualmente molta rabbia,sentimento per me quasi sconosciuto,all idea che se ne sia andato.Grazie ancora e a presto