domenica 21 giugno 2020

Alex Zanardi e la regola dei 5 secondi



Di Massimo Gramellini - Il Corriere Della Sera  |  20 giugno 2020

Il giorno stesso in cui tornò a casa senza le gambe, Alex Zanardi volle sfidare suo nipote a nascondino. Prima si infilò nel caminetto. Poi avvicinò due sedie e ci si sdraiò sopra, coprendosi con un plaid. Infine, si mimetizzò dentro il portavivande. La sera, il nipote confidò alla madre: «Da grande voglio guidare una macchina da corsa e non avere le gambe come lo zio». Alex sostiene che, dei tanti complimenti che ha ricevuto, quello rimane per distacco il più bello. Il complimento di un bambino a un uomo che, per rinascere, ha saputo tornare bambino.

Zanardi suscita meraviglia in chiunque, però non hai mai fatto pena a nessuno. Forse perché il primo a non avere mai provato commiserazione per sé stesso è lui. Ogni volta che ci incontriamo, mi interroga sulla sua famosa Regola dei Cinque Secondi, tanto che oramai la conosco a memoria: «Quando in una gara ti accorgi di avere dato tutto, ma proprio tutto, tieni duro ancora cinque secondi, perché è lì che gli altri non ce la fanno più». Lui non si limita a declamarla. La applica nelle corse, contro avversari che ormai hanno la metà dei suoi anni. E la applica nella vita, da quando è nato e da quando è rinato, dopo che un incidente lo ha tagliato in due e in un letto d’ospedale tedesco è stato costretto a decidere se pensare alla metà di corpo che gli era rimasta o a quella che aveva perduto. 

Nessuno più di lui avrebbe diritto di passare il tempo a lamentarsi e a maledire il destino, che per Zanardi ha sempre avuto la forma di una striscia d’asfalto: sua sorella morì in un incidente automobilistico, in un altro Alex lasciò una parte di sé, ed è su una strada in leggera discesa che ieri è andata a sbattere contro un camion quella sua adorabile testa dura. Potrebbe lamentarsi, ma non lo fa. Lo considera uno stupido dispendio di energie. Alla tentazione del vittimismo ha sempre opposto lo scudo dell’autoironia: «Sono così emozionato che mi tremano le gambe» è una delle sue battute preferite e la pronuncia rimanendo serissimo, come i comici veri. 

Ogni volta che lo si guarda o lo si sente parlare, non si può fare a meno di pensare che tutti, dentro, ci sentiamo simili a come Zanardi è fuori: derubati di qualcosa e costretti a spingere. Solo che lui, dentro, è come noi purtroppo non ci sentiamo quasi mai: completo, sicuro di sé e animato da una passione implacabile per la vita che lo porta a concentrarsi su tutto ciò che fa, e a goderne, come se lo stesse sempre facendo per la prima volta. 

Se chiudo gli occhi, lo rivedo alla maratona di Venezia trascinare per oltre quaranta chilometri un amico malato di Sla e scendere dalla carrozzina a un metro dal traguardo per sospingerlo in avanti, saltellando sui moncherini come se fossero delle molle. Ha imparato a giocare con tutto ciò che avrebbe potuto farlo disperare.


Al David Letterman Show arrivò ad appoggiarsi una tazza di tè sulla protesi per illustrare i vantaggi della sua condizione. E il pubblico americano, che per queste cose va pazzo, gli tributò un’ovazione. Una volta ha detto che non vorrebbe riavere indietro le gambe per paura di non riuscire a essere altrettanto felice, ma io non so se credergli. Quelli come lui coltivano la felicità alla stregua di una vocazione e sanno stare bene con sé stessi in qualunque stato. Alex sarebbe Zanardi anche con le gambe. Senza, è semplicemente più utile a noi, che vorremmo avere il suo stesso sguardo meravigliato sul mondo e la sua stessa ostinata allergia per la parola «limite». 

Alex Zanardi, detto Zanna, è illimitato: che non significa presuntuoso, ma solo talmente vasto da avere inglobato tutti i confini della natura umana. Roberto Vecchioni gli ha cucito addosso un verso su misura: «Se non posso correre né camminare, imparerò a volare». E anche a giocare a nascondino con la vita, infondendovi la gioiosa serietà di un bambino. La sua canzone preferita è «Don’t stop me now» dei Queen e in chiusura gliela sparo idealmente a pieno volume nelle orecchie. Non fermarti ora, Alex.


domenica 14 giugno 2020

AMARCORD 15


Lilina Golia alza lo sguardo e con il suo smartphone stretto nella mano ci indica di riunirci sotto il portico nella classica formazione. Nel mese di giugno la 10.000 della città di Bergamo era un evento da non perdere. Una febbre del sabato sera da consumare tutta d'un fiato con la competizione in scarpe e canotta e il ritrovo post gara con gli amici. In alcune occasioni il solito classico temporale estivo faceva da cornice alla sfida. Sabato 6 giugno 2015 oltre ai numeri e alla classifica ricordo in particolare il terzo tempo in pizzeria con tanto di cori in stile "CantaNapoli". Per chiudere il cerchio la spedizione nella gelateria del nostro "AtletaB". Qui sotto potete rileggere la cronaca di Mr. Marathon e riguardare alcune immagini.







domenica 7 giugno 2020

AMARCORD 14


Il mese di Giugno ha avuto per molti anni la sua "classica" Fidal a Castrezzato. Nelle tante edizioni ha avuto delle modifiche sulle distanze, ma quelle storiche sono sempre state di 7,5 Km per gli uomini e 4 abbondanti per la prova femminile. Pubblico volentieri la cronaca di giornata datata domenica 17 Giugno 2012 firmata Mr. Marathon. Le immagini pubblicate sono state invece scattate dal nostro Henry nell'edizione di Giugno 2014.




BUON COMPLEANNO


martedì 2 giugno 2020

AMARCORD 13


Ce le suonavamo di santa ragione. Il 2 giugno era la data in cui si svolgeva il Grand Prix del Sebino a Paratico. Quel giorno scattava il tutti contro tutti. Qui di seguito una serie di rare immagini nei vari anni e per i nostalgici il commento con le classifiche del post gara datato 2 giugno 2015 firmato Mr. Marathon. Se osservate bene compare una clamorosa foto del terzo tempo.