lunedì 8 novembre 2010

CON TITO A N.Y. : NYCM +1 The day after

La New York City Marathon è stata dura, durissima! L'abbiamo portata a casa lo stesso, per così dire... Mi scuso se mi dilungo un po' ma è difficile accorciare un'avventura di 42,195 km.
Teodoro sta bene e ha un nuovo personale in tasca con 3h11', ma vi racconterà lui presto anche dalle pagine del blog.
Al via si era capito che sarebbe stata difficile, il sole baciava i runners ma faceva davvero freddo e il vento – che ha soffiato per lo più contrario alla direzione di marcia – era gelido. Ho la visione chiara delle mie cosce “viola” in gara e della pelle d'oca permanente.
Ho optato per maglia+canottiera e braccioli+berretto+guanti e non me ne sono pentito neanche per un istante. Anzi, se avessi ragionato meglio mi sarei messo i pinocchietti e non i calzoncini. L'attesa per i runners a Fort Wadsworth è lunga e fiaccante, ma in compagnia ci si fa coraggio e l'adrenalina per il via si fa sentire e l'eccitazione cresce di minuto in minuto... Alle 9 circa si viene portati in griglia (io ero coi top runners e ci sono andato un po' più tardi, ma comunque non all'ultimo) e ci si scalda alla maniera dei pinguini: pressati l'uno con l'altro. Alle 9.39 aprono le gabbie e alle spalle sento la voce di Michele che è nel primo settore e mi chiama per l'ultimo “in bocca al lupo”. So che dovrò essere prudente, non voglio “saltare” come accadde lo scorso anno. In effetti parto con calma e riduco al minimo lo sforzo: sto al coperto nella pancia del gruppo e corro tra a 3.25-3.28 /km. Tutto procede bene (a parte una veloce pausa pipì al km 7 ;-), il passaggio alla mezza è prudente in 1h12.59; poi con un altro italiano (Achmuller) e uno scozzese avviamo un azione un po' più brillante e nel giro di 3 km ricuciamo sul gruppetto davanti, poi ci “parcheggiamo” nella pancia di questo gruppo e così fino al 25° km, c'è il Queensboro Bridge, il più duro. In salita me la prendo con calma, risparmio e mi stacco di una ventina di metri, poi rientro in discesa senza difficoltà, sul curvone “da stadio” alla fine del ponte sono in testa al gruppo ed è il delirio: New York e i suoi tifosi adorano gli italiani!
Intanto rimontiamo un sacco di cadaveri, mi sento bene. Anzi benissimo! La proiezione è intorno alle 2h26' nette e penso di poter accelerare negli ultimi 10 km, so che ci sono altri italiani davanti, ma so anche che sono in compagnia del più esperto (Achmuller, 2h18' di personale) e che siamo in netta rimonta. Il podio azzurro è alla mia portata. Ancora al 30° km è così e si va in carrozza con Herman e altri. Alla fine della 1st Avenue Achmuller promuove un'azione e allunga il gruppo; qualcosa non va: le gambe non rispondono più. All'improvviso i muscoli sono di marmo e il ritmo scema... La testa si affolla di domande, e vorrei ripartire veloce, ma niente. Gli ultimi 10 km sono un calvario, so che non riuscirò nemmeno a stare sotto le 2h30' allora a un certo punto “penso alla salute” e mi godo la gente, il calore, le mani dei bambini tese per battere il 5. E' una grande emozione perchè ora nella mia mente c'è un pensiero solo, ma ve lo racconto domani...
Intanto grazie a Ivo e Marzia che hanno creduto in me, mi spiace non aver potuto fare di più ma la strada era quella buona.
T.T.
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I risultati li avete visti: li ho pubblicati stamattina. Personali per Teodoro, Massimo, Giovanni e Ivano. A tutti vanno i nostri complimenti, a chi ha raggiunto il proprio obbiettivo, ma anche a chi l'ha solo sfiorato o a chi magari è rimasto deluso. Perchè come sempre, l'importante è osare .. partire, ben sapendo che, come dicono i Rolling Stones ,,, You can't always get what you want.

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