Erano da poco passate le 20,45, ieri sera, qua in Italia, quando il tam tam dei social network e delle agenzie di stampa ha cominciato a rimbalzare le notizie dei terribili fatti di Boston: due esplosioni nei pressi della linea del traguardo della maratona, morti, feriti. E il cuore subito là, fra gli amici e i conoscenti di cui stai aspettando i risultati, fra il sangue, il panico e le lacrime della gente innocente che s'immaginava la festa e si era imbattuta invece nella ferocia di uomini come bestie, quei perversi che fanno dimenticare il Dio del perdono e ci fanno invocare quello della vendetta.
Un altro dei simboli della Maratona
di Boston è rappresentato dall'Heartbreak Hill, la "collina spaccacuore",
l'ultima di quattro salite poste a poche miglia dal traguardo che spesso
spezzano il ritmo di gara degli atleti, negando a molti la possibilità
di un personale. Ma ieri a Boston qualcosa d'altro di ben più grande si
è spaccato o quanto meno incrinato. Qualcuno ieri ha provato a sporcare il nostro
sogno. Qualcuno ha sfregiato la maratona, questo simbolo di fratellanza
fatto di gambe, fiato, passione, condivisione di fatica e gioia. Uccidere
attraverso lo sport, ha detto ieri Mauro Berruto, coach della Nazionale
italiana di Volley, è una vigliaccata dai simboli profondi.
Oggi, mentre vedo per l'ennesima volta
le immagini di quel runner buttato a terra dalla deflagrazione a pochi
metri dal traguardo, quelle bandiere insanguinate, quelle lacrime, non
di gioia e fatica, ma di paura, oggi ripongo per un attimo i sogni e torno
indietro con la memoria.
Da ragazzino ho vissuto gli anni delle
stragi, quando le bestie erano tra noi. Piazza della Loggia è sempre lì a ricordare a noi bresciani dove
può arrivare l'aberrazione umana. In anni a noi più vicini c'è stato l'11
settembre 2001. E poi altre stragi nel mondo, apparentemente senza senso, in Medio Oriente, negli Stati Uniti, in Norvegia. E ogni volta a chiederci cosa e perché è successo
e cosa sarebbe cambiato dopo quel giorno.
Ebbene, qualcuno, da qualche parte,
ha di nuovo perso il controllo. Non so chi. Non so perché. Ce lo diranno,
forse. Spero. So solo che adesso è facile chiamare pazzo l'autore di questo
gesto, ma è evidente che è pazzo di una pazzia assai diffusa in famiglia.
Oggi i televisori davanti a noi ci srotolano quelle immagini terribili
e noi abbiamo quel vago sospetto di essere diventati lo show del sabato
sera di qualcuno. Siamo qui, a guardarci intorno impauriti, giusto per
verificare che tutto questo è vita, magari morte, ma non un film. Solo
il pensiero che ai nostri amici e conoscenti non è successo nulla di grave,
attutisce un poco la nostra angoscia.
Non dovremmo, non dobbiamo aver paura
per non fare il gioco di questa gente, ma un po' scioccati lo siamo, inutile
girarci intorno. Perché è come se qualcuno, improvvisamente, di nuovo,
ci avesse ricordato che non ci sono più due cose, la realtà e la finzione,
ma che le due cose si mischiano sempre più nei tempi e nei modi; che ormai
tutto può accadere, e non solo per scherzo nelle trasmissioni televisive
in cui veri uomini diventano falsi per far finta di essere veri, ma anche
nelle curve più reali, atroci, clamorose e solenni del nostro accadere.
Le nostre curve. Le nostre strade. La nostra vita. Sembrava un gioco: adesso
non lo è più.
Tra le tre vittime di ieri c'è Martin,
8 anni. Insieme alla mamma e alla sorella, entrambe gravemente ferite nell'attentato,
era a bordo strada ad attendere il passaggio del papà, impegnato nella
maratona. Solo pochi istanti prima era corso ad abbracciarlo. Chi corre,
soprattutto da amatore come la maggioranza di noi, sa che non c'è nulla
di più bello al mondo di una voce amica che ti incita a fine corsa. Figurarsi
un figlio.
No. Non rinunceremo mai a tutto questo.
La risposta migliore, l’unica possibile
e al contempo la più ‘potente’ che si possa immaginare, ha detto oggi
un rappresentante dei Marathon Cremona, la possiamo e la dobbiamo dare
proprio noi maratoneti, noi podisti di tutte le nazioni, razze o religioni.
E tale risposta consiste semplicemente nel continuare a correre e a vivere, dritti
per la nostra strada, in ogni angolo della Terra, senza dimenticare quel
che è successo, ma nemmeno facendoci condizionare nei nostri comportamenti
e lasciandoci vincere dallo sgomento. Correndo anche per migliorarsi e
magari vincere, ma sorridendo e sorreggendoci a
vicenda nel momento del bisogno, e dando il ‘cinque’ al bimbo che, ancor
più emozionato di noi, ci incita tendendoci la mano da bordo strada.
E Domenica prossima, in qualsiasi luogo
ognuno di noi si rechi per compiere la sua piccola impresa, in gara o allenamento,
correremo tutti idealmente col lutto al braccio, dedicando almeno un pensiero alle vittime e ai feriti di Boston, che avevano scelto di vivere.
Mettiamoci le scarpette: da oggi siamo
tutti maratoneti.
19 commenti:
Bravo Ivano bell'articolo Domenica tutti con il lutto al braccio perché un runner non molla mai !!!!!
Sei veramente in gamba Ivano, e leggendo capisco molte cose. Se x caso passassi su Twitter , quando parlo di quelli che parlano "per farsi belli" sui social network.....non è certo questo il caso. Sei una bella persona, un uomo perbene
P.S: sono Floriana,scusa ma ho dimenticato di firmarmi. La solita casinara
Condivido appieno, non solo nella partecipazione allo sgomento per la follia umana ma anche e soprattutto per la parte propositiva: domenica correrò col lutto al braccio e sono certo che nessun runner rinuncerà alla sua corsa, per quanto breve e lenta sia, per la paura di quanto accaduto a Boston.
Fa male vedere che ancora una volta hanno scelto di colpire gente comune, persone inermi e una manifestazione che, per chi la vive e chi la vede è pura vita, pura energia.
Fa bene vedere quanto sei bravo a rendere il tutto, anche a nome dei tanti che parole non ne sanno trovare.
-F-
Ciao Ivano,
Le tue parole sono davvero toccanti e commoventi.
Un bellissimo articolo che viene dal profondo del cuore.
Bravo bravo bravo
A presto
Simone Fratini
Bravo Ivano, complimenti....
Mirco
leggo da sempre il vostro blog, soprattutto per la bravura del vostro umile scriba (anch'io da inizio anno ci provo sul sito della fal.guerrini), anche stavolta, come tante altre, hai scritto cose non scontate ma che a tratti fanno venire i brividi...complimenti, non è facile in brutti momenti come questi
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daniele arcari
Complimenti Ivano, hai saputo esprimere dall'animo di un apersona perbene i sentimenti di tutti gli altri "uomini onesti" come me rimasti senza parole.
Chicco
"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza"
Sì, parole profonde che ben descrivono l'amarezza e la tristezza di questi momenti.
Tanta è la rabbia, ma ancor di più la forza di andare avanti. INSIEME.
Bravo Ivano.
Una grande capacità di trasformare in parole il cuore e la testa di tante persone...bravo ivano...con il cuore...
Paolo Acanfora
Gran belle parole Ivano.
IL COACH
bravo ivano, grazie per l'ottimo pezzo sintesi di "penna", testa e cuore. Sono mezzo infortunato ed ero dubbioso su cosa fare domenica. dopo aver letto il tuo scritto ho concluso che è giusto andare comunque a londra e correre per quello che posso, con il lutto al braccio ed il "magone" nel cuore.
alberto soardi
Domenica correremo anche per te.
Ciao Martin
Grazie Ivano hai espresso con le tue parole la tristezza che c'è nei nostri cuori, ma...anche la voglia di partecipare che ci spinge sempre a rincorrere gare ovunque... dedicheremo le nostre corse di domenica col lutto al braccio alle vittime di Boston...dove correrò sicuramente per la 120 o 125 edizione!!!
Paolina54
Complimenti! Bellissime parole... leggendole mi si è stretto un modo in gola...
Caro Ivano e cari amici della ABS. Sono appena rientrato e la prima cosa che faccio è collegarmi al blog per ringraziarvi dell'interessamento. Non vi racconto nulla di quello che già sapete, ma vi dico solo che le parole di Ivano hanno centrato esattamente il punto. Da due giorni mi chiedo cosa mi spingerà ancora a correre quando dopo tutti gli sforzi e la passione che uno ci mette, qualche invasato riesce a distruggere la gioia e la serenità di tanti. Giustissimo, Ivano: continuiamo a correre e a vedere oltre il traguardo la realizzazione di tutti i sogni che ognuno di noi ha, anche quelli di un bambino di 8 anni.
Ico
Complimenti!!!!Ivano
un runner non molla mai!!!
domenica correro' in loro memoria!!
piovra
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