giovedì 26 maggio 2011

IL PASSATORE: LE SUE STORIE, I NOSTRI AMICI

Rieccoci qui, come dodici mesi fa, ad incrociare le dita per i nostri amici che dopodomani si 'divertiranno' a correre i 100 km da Firenze a Faenza. Quest'anno la nostra presenza sulle strade del Passatore sarà più ridotta rispetto alla passata edizione. Tra l'altro, dei tre nostri iscritti, solo due prenderanno regolarmente il via: Luca Maghini e Paolo D'Eramo. Come noto il Baro è stato costretto al forfait e seguirà il Mago con la batmobile di servizio. 
Di questo genere di gare si è già detto tutto ed è difficile non cadere nel ritrito o nella retorica. Come già scrissi l'anno scorso, ognuno di questi atleti-viandanti ha ben nascosta dentro sé una molla, diversa per ognuno di loro, che lo spinge prima a pensare e poi a mettere in pratica questa 'pazzia'. Di nuovo, dunque, non staremo a sindacare sul perché non si 'accontentano' di correre una maratona mettendo a repentaglio il proprio fisico. Da qui faremo un tifo sfrenato col pensiero nella speranza che i loro sogni si avverino. E basta. Dunque, Forza Luca! e Forza Paolo! E poi ovviamente forza Rossella, Francesca, Adamo e tutti gli amici delle altre squadre bresciane impegnati nella stessa avventura.

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Tra le mille storie che ruotano intorno al Passatore c'è anche quella di Simone Grassi. 
Nulla di originalissimo purtroppo, e capirete perché. 
Forse la conoscete già. O forse no. Forse leggendola vi commuoverete. E magari, forse, vi immalinconirete. Oppure passerete oltre perché... meglio non pensarci. Magari vi fermerete un attimo a riflettere. O forse proverete tanta rabbia e il bisogno di tirare un cazzotto al mondo. Chissà, magari invece vi metterà addosso una sfrenata voglia di vivere. Non so. 
Prendetela per quello che è. Una testimonianza. Di un atleta. Di un uomo.

ORA SO PERCHE' CORRO - Scritto da Simone 'Sigi' Grassi

Ero un felice podista, contento di faticare per le strade, avendo iniziato come tutti per stare in forma e poi preso dalla passione per questo sport e anche dalle amicizie che si erano create dal nulla. In sei anni circa di podismo avevo preso coscienza di avere ricevuto molto dal podismo e da chi ci sta dentro e attorno, mischiando periodi di puro godimento della pratica sportiva a periodi in cui anche un po’ di sano agonismo mi aveva spinto a cercare di andare più forte o più lontano.
Continuavo a non avere una risposta sul perché correvo, di certo la forma fisica e delle belle giornate in compagnia erano già di per sé più che sufficienti.
E così fra una garetta, una maratona e qualche ultra, ero arrivato a correre fino alla piazza di Faenza. Era fine Maggio del 2010, quando un ragazzo in canotta e pantaloncini entrava nella piazza di Faenza stanco ma sorridente, e tagliava un bel traguardo. Tanta soddisfazione, tanti amici, momenti molto belli. La gara aveva preso senso proprio correndola, il sudore lasciato sotto al sole in Toscana, i dubbi sul poter finire una volta arrivato in cima alla Colla, la forza di volontà unità alla spensieratezza di essere lì grazie ad una passione a cui nessuno mi obbligava a partecipare. Tagliando il traguardo e nei giorni seguenti, tutto prendeva più senso, e la soddisfazione diventava più consistente e chiara. Mancava ancora un buco, nella fatidica domanda, perché, ma non c’era fretta di rispondere, la sensazione era che, qualunque fosse il perché vero, ci fosse e avesse senso.
E’ febbraio 2011, quando un ragazzo con collare, bastone e “bello imbottito” visto che fa freddo, attraversa, con tre amici, quella piazza di Faenza, passo lento, non è abituato ad usare il bastone, e poi non ha voglia di tossire troppo, cosa che gli capita se cammina troppo in fretta.
Si avvicina lento, al centro della piazza, stavolta in direzione opposta, andando verso quello che era il traguardo di Maggio dal centro della piazza. Percepisce l’ironia della sorte, pochi mesi prima era arrivato lì a piedi da Firenze, ora arranca e si stanca solo per attraversare la piazza, facendo fatica a stare dietro ai suoi amici che camminano.
Un sorriso viene spontaneo, né ironico né amaro, solo un sorriso, mi auguro lo stesso che ebbe a Maggio entrando in piazza nell’altra direzione.
Nel mezzo era cambiato tutto e non era cambiato nulla, qualche fastidio a settembre, una diagnosi pesante a ottobre, il colpo tosto di svegliarsi malato e contro un avversario che viaggia spedito. Il tempo di smaltire il colpo mentre si iniziano le cure, otto cicli di chemioterapia e qualche seduta di radiazioni, per aiutare, anche se bombardandoli, quei polmoni e vertebre che tanto bene avevano fatto il loro dovere negli anni precedenti.
Insomma, un bel po’ di notizie negative, ma in quel camminare lento nella piazza, aiutato dal bastone e bloccato da un collare, anche una nuova consapevolezza, sapevo che correre aveva un senso, e non solo per stare in forma. Ebbene sì, avevo maturato una nuova consapevolezza, prima presente ma non chiara, ma ora più nitida, i mesi di battaglia contro un ostacolo nuovo ed inaspettato, li avevo affrontati con la stessa forza di volontà del podista che corre da stanco, con la stessa dedizione di chi prepara una gara lunga con tanti allenamenti sotto la pioggia, al caldo, al freddo, quando stare sul divano sarebbe stato tanto più facile, ma in qualche modo sbagliato. Sapendo che non ci saranno né premi né gloria, lo si fa e basta. Ed infine con lo stesso sorriso sulle labbra di chi sa che chi ci sta attorno non se ne frega, ci applaude se arriviamo primi o ultimi, ci urla di non mollare perché tutti dobbiamo arrivare in fondo, e poco importa quanto ci metteremo.
Insomma, ora che sono a riposo forzato dal correre, ho capito fino in fondo perché correvo, non lo sapevo ma mi stavo preparando a questo nuovo ostacolo, a questa nuova gara. Prima o poi lo dirò agli oncologi: sentire il fisico sconvolto da 90km (ma anche meno possono bastare) di corsa ininterrotti, è il modo migliore che conosco per essere pronti per stare a testa alta anche vomitando in un secchio mentre qualche osso ci fa male anche solo a spostarci di 10cm.
Morale della favola, podisti correte, siamo dei privilegiati, ci alleniamo per la sfida più ardua, e lo facciamo divertendoci e stando fra amici, che vogliamo di più?

5 commenti:

Paola C. ha detto...

Che NOSTALGIAAAAAAAA ...forza LUCA e forza Paolo, buon divertimento e spero che il vostro sogno si realizzi !!!
Paola

p.s. arrivare non STANCHISSIMI alla COLLA..è il segreto per correre poi velocissimi verso FAENZA...a prendersi la meritata medaglia!!!

Anonimo ha detto...

La partenza :-)
La stanchezza :-(
L'arrivo :-D
...Sperom che la vaghe be'a toch!
Grazie Rossella

baro ha detto...

Mi spiace molto non poter partire,sono sicuro che starò male ma comunque sarò presente per fare assistenza al Mago dai Mago metticela tutta io sarò li con te a darti supporto e non chiedermi di darti un passaggio perché non te lo do devi arrivare a Faenza per me Sara per il prossimo anno

Marzia ha detto...

Luca e Paolo, in bocca al lupo. Anzi, ancor meglio ... in groppa al riccio!
Marzia

Stefano B. ha detto...

Abbiamo Luca e Paolo delle iene in squadra?
ste