martedì 16 novembre 2010

ANCORA NEW YORK : BELTRAMI'S MARATHON

Dovevo correre con maglietta Terramia per avere almeno questa foto, ma non mi sono dimenticato della mia ATLETICA BRESCIA MARATHON!!!
Vi ho portato nel cuore, nelle mie gioie e nelle mie sofferenze.
Eravate tutti con me; nei momenti difficili il ricordo delle gare con voi e degli allenamenti in compagnia mi hanno dato la forza di arrivare in fondo.
Grazie a tutti.
Massimo Beltrami
***


New York 7 Novembre 2010
Descrivere la maratona di New York in poche righe è molto difficile.
Servirebbero pagine e pagine di blog ma ci proverò sperando di non annoiare nessuno.
Le emozioni che si accavallano in quei giorni riempirebbero un intero libro.
Alcuni di noi ci sono stati e sanno di cosa sto parlando. Per me era la seconda partecipazione.

Giovedi arriviamo a New York. Piove. Siamo un gruppetto e quindi un taxi limousine lunghissimo ci porta a Manhattan al nostro albergo. Sistemiamo i bagagli e per non perdere tempo vediamo di sbrigare la pratica ritiro pettorali. Non senza difficoltà visto che tutti i maratoneti arrivati fanno la stessa cosa. Cerchiamo di procurarci il classico taxi giallo con alzate di braccio e dopo un quarto d'ora riusciamo a stopparne uno guidato dal solito immigrato pachistano che non capisce una mazza sulla destinazione. Expo marathon gli gridiamo con il dito puntato sulla mappa. "Ok don uorri" risponde lui... Speriamo bene... sono già le 17:30 e alle 19:00 in teoria si chiude.
L'Expo marathon è un girone dantesco. Se non ti convinci a uscire ci passi le ore. Ritiro il pettorale e scopro che sono iscritto alla maratona con il paese di provenienza del Tajikistan. Si. Il mio pettorale riporta la nazione del Tajikistan. Saranno in pochi del "mio paese" penso io e se magari faccio anche un bel tempo mi faranno cittadino onorario dello stato russo. Protesto simpaticamente e di nuovo mi ritrovo faccia a faccia con un indiano che mi dice "don uorri" e mi assicura che avviseranno l'addetto del computer e il database delle informazioni.
Venerdi il tempo migliora. Sveglia all'alba per una corsetta a Central Park e l'immancabile lisciatina al fondoschiena di Fred Lebow, il fondatore della maratona.
Central Park in questa stagione appare meraviglioso con le foglie che assumono i tipici colori rossi e gialli autunnali. Più tardi ci si aggira tra Times Square, le Streets, le Avenue, i grattacieli e le immancabili visite da Abercrombie, Disney, Apple, NBA, Nike, Tiffany (per chi può) e tutti gli altri negozi che in quelle ore brulicano di turisti. I maratoneti li riconosci perchè hanno tutti le scarpette pensando di far riposare i propri piedi, ma non non lo sanno che finiranno comunque nella trappola di dover camminare su e giù per la city con le borse regalo tre le mani.
Sabato la giornata si presenta serena. Si cerca e si pensa di risparmiare le forze andando sulla Sesta e poi a Central Park a vedere la sfilata della marcia della pace che parte alle 9 dal Palazzo ONU. Una sorta di pre-maratona folkloristica zeppa di personaggi con bandiere o camuffati facendo le foto di rito appena sotto il traguardo con il pensiero già rivolto al giorno dopo quando ci si troverà nello stesso punto, ma in condizioni ben divese.
Il pomeriggio ancora acquisti e per finire la classica cena per fare il "pieno" di pasta da Sbarro in Times Square. Poi fuochi d'artifico a Columbus Circle e ritirata presto in albergo per preparare pettorale, chip sulle scarpe e sacco gara. E "pregare"!
Domenica mattina sveglia alle 4:30, colazione al sacco in camera perchè a quell'ora è tutto "closed". Alle 5:30 i pullman puntuali sotto l'albergo iniziano la marcia verso Battery Park con le facce ancora incredule e gli occhi sgranati degli atleti. Inizia ad albeggiare e arriviamo alla zona imbarco, dove dei traghetti enormi da 3.000 posti ci trasportano verso Fort Wadsworth e il "fronte", attraversando gli 8 km di canale che dividono Manhattan da Staten Island.
La giornata si preannuncia serena, senza una nuvola ma con un freddo svizzero e un pò di vento che quasi fa rimpiangere le fidanzate rimaste al caldo sotto le coperte in albergo. Sembriamo tanti soldatini con la nostra sacca trasparente con all'interno tutte le nostre cose che ci serviranno. Elicotteri sopra le nostre teste e poliziotti che ti incanalano verso i rispettivi "corral" recinti. Io partirò nella seconda "wave" alle 10:10. Come "mucche" seguiamo la marcia degli atleti e localizziamo la nostra recinzione contrassegnata dal colore blu. Intanto il sole inizia a rischiarare e intravediamo tra le punte degli alberi gli immensi piloni del Ponte di Verrazzano. Sessant'anni portati bene e 3 Km di lunghezza. Localizziamo un posto dove metterci il più comodo possibile, ci copriamo con delle coperte e aspettiamo. Siamo coperti con degli indumenti che poi abbandoneremo. Vedo gente con indosso delle giacche improbabili appartenute al nonno in un'altra epoca. Tralascio i particolari della ricerca del caffè e dei "donuts" nei punti di distribuzione e le code ai bagni chimici. Arriva il sindaco Bloomberg in elicottero, fa il discorso, un tenore canta l'inno nazionale e via si parte con i top runner. Alle 9:40 poi parte la prima wave.
Ci siamo, alle 10:10 tocca a noi. Chiusi nel recinto finalmente veniamo liberati come dei tori alla festa di San Firmino verso la salita al ponte. Sulle note di Frank Sinatra e "New York New York" abbraccio mio fratello e con il nodo in gola e gli occhi umidi ci auguriamo buona fortuna.
Mentre corro sul ponte, vedo da lontano i grattacieli di Manhattan che luccicano e che mi aspettano e intanto penso che sono fortunato ad essere qui e poter correre. Penso a quelli che non sono potuti esserci. Penso a casa e alla mia famiglia.
Il percorso lo conosco, due anni fa ero qui nello stesso momento. La gente lungo le grandi strade è tantissima. Facile emozionarsi ancora come un bambino. Verrazzano Bridge, Brooklin, Queens, le band che suonano lungo il percorso mentre attraversi i quartieri sembra ti mettano le ali. La gente ti incoraggia e urla il tuo nome e ti viene da correre più forte. "Italia Italia" gridano. "Good job Stefano" e io che saluto e ringrazio con un cinque il bambino con la mano aperta.
Ma sai che devi stare attento a non farti trasportare troppo. La strada è ancora tanta. Ad ogni miglio c'è un ristoro e tu corri letteralmente su un tappeto di bicchieri verdi vuoti, i km sono segnati ogni 5. Vorrei sfatare una volta per tutte la leggenda della banana. L'unico motivo del perchè si mangia la banana in corsa non è il potassio che aiuta, ma perchè è facilmente masticabile e va giù subito. Provate a farlo con una barretta mentre correte!
Il Queensboro Bridge lo passo senza difficoltà, siamo al 25° km, senti solo le scarpe degli atleti che battono sull'asfalto e quando arrivo in fondo e faccio quella curva per entrare in Manhattan esplodono i colori e le urla della gente. Ecco il Maracanà della maratona.
Di nuovo difficile non lasciarsi andare. Poi ecco secondo me la parte più difficile della maratona. La "terribile" First Avenue. Uno stradone dritto dritto a saliscendi a 6 corsie lungo quasi 8 km che ti porta ad Harlem. In questo punto si decide la gara per molti, anche per i top runners. E' qui che i kenyani scattano e gli italiani "schiattano!". Anche io inizio a cedere. Anzi le mie ginocchia. L'infiammazione alle rotule che mi trascino da quest'estate si fa sentire.
Sto facendo un tempo discreto, ma il dolore è forte e quindi rallento per cercare almeno di arrivare a in fondo.
Le mie gambe non ne vogliono sapere e intanto arrivo sulla 5° strada ed entro in Central Park.
La gente che ti circonda quasi diventa fastidiosa. "You are great" ti urlano. Ma chi vogliono prendere in giro?
La maggior parte della gente, me compreso, non deve avere un gran bell'aspetto adesso... Central Park è fatto a collinette e a questo punto ti sembra di scalare l'Everest. Una "via Crucis" per molti. E penso: ma cazzo il giorno prima non mi sembrava così in salita. Riusciamo da Central Park e si arriva a Colombus Circle. Qui c'è l'ultimo cartello che indica "The last 400 yards". E ancora pensi con la vista annebbiata: ma quanto cazzo sono 400 yards?. Di nuovo si entra in Central Park. Mi fermo e faccio quasi 100 metri camminando con la gente che mi guarda sbigottita.
Faccio un ultimo profondo respiro come se fosse l'ultimo e inizio a correre all'impazzata, superando quasi tutti quelli che mi stanno davanti. Una sensazione magnifica. New York è una delle poche maratone che quando sei a 100 metri dall'arrivo ancora non vedi il traguardo sempre per quella collinetta che devi oltrepassare. Ma ecco ci siamo, taglio il traguardo e mi lascio andare felice quasi in un pianto liberatorio. Ce l'ho fatta!
Molto "gentilmente" con delle spintarelle ti suggeriscono di muoverti da lì che intralci le centinaia di persone che nel frattempo arrivano insieme a te.
Una teen ager americana ti accoglie con un "congratulation" e ancora un "good job" e ti lascia sfilare la medaglia al collo. Si fa ancora quasi un Km a piedi camminando in processione per cercare il pulmino UPS con la tua sacca per il cambio. Il ritorno in albergo e una doccia bollente è come un focolare nell'immenso freddo del nord.
Sportivamente non ho fatto un tempo da record, ma le emozioni vissute lasceranno un segno indelebile nella mia memoria.
Un pensiero a Brescia Marathon, tutta la squadra, e in particolare al "BARO" che mi ha fatto compagnia nei "lunghi" dei mesi scorsi e per il supporto morale. Da quando faccio parte del team in canotta verde la mia passione per la corsa ha messo delle radici ben più salde e non si sa mai che tra qualche anno New York mi aspetti ancora.
"Good job Brescia Marathon".
Stefano

12 commenti:

Unknown ha detto...

..............emozionante Stefano. complimenti ancora!!

Anonimo ha detto...

grande. Che emozione. Prima o poi magari.... Ermes.

Anonimo ha detto...

Bravo Stefano, gran bel racconto anche se ho dovuto prendere mezza giornata di ferie per leggerlo... A parte gli scherzi hai reso l'idea di cosa attira così tanta gente a New York e mi sa che prima o poi ci andrò anche io. Ciao e complimenti. Mirco

Anonimo ha detto...

Grande Stefano...

Mago

Anonimo ha detto...

Io ,che ero già caldo prima, dopo aver letto i vari reportage di Tito Tiberti e questo bel racconto del "gnaro de via cremuna"non ho alcun dubbio nel metterla come uno dei 5 obiettivi x l'anno prox.... un accordo com lo Scamo e il Ponto x il 2011 ci sarebbe già,ci sarebbe anche un accordo/sfida con Mauri Cò....,x cui la proporrei come trasferta di gruppo e inviterei tutti quelli che c'è l'hanno come sogno nel cassetto a farsi avanti già da ora x capire se possiamo realizzarlo orgnizzando un bel trasfertù...si accettano consigli da tutti quelli che ci sono già stati.....a dimenticavo x chi arriva decimo in Cobram nel 2010 il viaggio e l'iscrizione la offro io.....
Condor 13

Paola ha detto...

Grazie Stefano ..ho avuto la sensazione di rivivere la mia maratona di N.Y..........sempre il 7 Novembre anche nel lontano 2004... le emozioni sono sempre le stesse, la folla ti incita e ti spinge all'arrivo, è veramente una GRANDE festa nella GRANDE MELA!!
Paola

Unknown ha detto...

Emozionante!!!! dall'inizio alla fine.Io l'ho già fatta, con questo racconto l'ho rivissuta e .... ora vorrei assolutamente rifarla. Al 2011??? tutti nella Grande Mela?

Marzia ha detto...

Stefano, non ero a conoscenza di questa tua dote da "narratore".
Bravo!
Marzia

andrea v ha detto...

A Monaco il nostro allattatore Vlter parlava di una spedizione a Ny per il 2012..

andrea v

Paolo P ha detto...

Sapete una cosa? tutti ne parlano cosi' tanto, ma cosi' tanto, ma cosi' tanto....che "a me ste maratono' de niu' iorc la ma sta un po sei maru', quasi quasi l'è mei kelo' de Breso'".

^_^

Anonimo ha detto...

complimenti per le emozioni che sei riuscito a trasmettere.... io sono nuovo nuovissimo nella corsa (faccio fatica a fare 1 ora di corsa) ma spero proprio di un giorno di poter partecipare alla marathona di NY. ora il mio obbiettivo riuscire a poter correre con voi...
vorrei poter fare un po di allenamenti con voi....
Vinny

Ste ha detto...

Complimenti stefano scrivi benissimo e anke se la maratona di new york x me resterà un sogno, mancano i soldini, mi è sembrato di viverla.
ste